+ Create new tricision Login 

Login

or


Forgot password?

First visit? Sign-up now!

By continuing you accept the Terms & Conditions and Privacy Policy.

time is up

Quale libro vorresti leggere quest'estate?

Idee e proposte per il Circolo dei Lettori del Liceo Montale.

"Libri come ciliegie: uno tira l'altro! In dialogo con i classici". La scelta per quest'estate è di partire dall’ultimo romanzo di Ian McEwan, "Nutshell" (ed. italiana "Nel Guscio") che dialoga a distanza con la tragedia "Amleto" di W. Shakespeare, avviando un percorso di lettura di una novità editoriale e, contemporaneamente, di rilettura di un classico della letteratura mondiale. Anche la proposta di lettura in lingua inglese segue lo stesso criterio: il romanzo di K. J. Fowler, "The Jane Austen Book Club", racconta la storia di un circolo di lettrici (e un lettore...) che riscoprono i romanzi di Jane Austen perché "non c'è niente di meglio di Jane quando sei nei pasticci". Un modo per celebrare l'anniversario della morte della scrittrice inglese e la nascita del gruppo dei lettori del Liceo Montale!


saved
Ideas
Pros and cons
 
Votes
K. Joy Fowler, The jane Austen Book Club
 
In California's Sacramento Valley, six people meet once a month to discuss Jane Austen's novels. ... more
by Mariacristina
1
 
4

Claudia, Alfredo, Mariacristina and 1 more

Nutshell by Ian McEwan
by Mariacristina
 
here have been plenty of novels inspired by Hamlet – Iris Murdoch’s The Black Prince, John Updike... more
by Mariacristina
1
3
Mariacristina
Paola Mathis
Raffaella
Shakespeare, Amleto
 
Rileggere un classico della letteratura teatrale e un "central text" che continua a dialogare con... more
by Mariacristina
2
Alfredo
Mariacristina
Ian McEwan, Nel guscio
 
«Potrei anche essere confinato in un guscio di noce e sentirmi il re di uno spazio infinito – s... more
by Mariacristina
 
Ok bello!
1
1
Claudia
Jostein Gaarder, Il mondo di Sofia
by Claudia
 
Questo è il romanzo di Sofia, una ragazzina come tante altre, di un insolito regalo e dell'appass... more
by Claudia
1
1
Claudia
T. Todorov, La paura dei barbari, Garzanti Elefante 2016
by Paola Mathis
 
L'equilibrio tra Nord e Sud del mondo impone il fenomeno dell'immigrazione e la questione della c... more
by Paola Mathis
1
Claudia
Jane Austen Book Club (italiano ed. Neri Pozza)
by Mariacristina
1
M Elena Barilà

Comments

claudio guerrieri

Nel guscio : un thriller con testimone in ascolto con una scelta da fare.

C’è un testimone di un omicidio, della sua preparazione e della sua realizzazione, ma non è un testimone oculare… L’ascolto e l’immaginazione dall’interno di una placenta, del guscio, è presa di coscienza del mondo con le sue contraddizioni prima ancora di nascervi dentro. E’ un feto posizionato ormai per nascere, a testa in giù, pronto rispetto allo sviluppo naturale, già in relazione con il mondo esterno eppure ancora nel guscio il protagonista ed il narratore. Le voci, i suoni e i complessi sentimenti contraddittori degli altri arrivano nel guscio e le decisioni che si prendono fuori diventano occasioni per prendere la decisione estrema di nascere o rinunciare alla vita. Restare eternamente nel guscio sembra una possibilità accattivante per non affrontare la crudezza delle relazioni tra gli uomini, per non essere in nessun modo coinvolto nel dolore che si genera continuamente per insensibilità, invidia, desiderio di potere sull’altro, avidità. Nessuna relazione sembra autentica se anche quella di un marito e padre, moglie e madre, fratello e zio si articola intorno alla reciproca menzogna ed al progetto di un omicidio in una triangolazione di cui il futuro neonato è spettatore impotente. Decidere di accedere alla vita, di forzare la nascita per esserci non come testimone ma come incastrato nella situazione, come erede di una colpa non commessa e che comporterà conseguenze.
Il mondo fatato della vita prenatale si colora nel romanzo delle presenze amiche e nemiche degli altri che anticipano la vita reale inducendo alla riflessione sul valore dei rapporti tra le persone e su quello della vita. Il giudizio non è moraleggiante ma è effettivo e il senso di giustizia precede e si articola con lo svolgersi degli avvenimenti. Il piacere di sentirsi vivi, di gustare anticipatamente sapori e odori, unito al tragico senso di essere coinvolto in una situazione estrema in cui la decisione e le paure di compiere azioni violente si mescolano a sensi di colpa e coscienza morale.
Un mondo di sentimenti contrastanti s’apre all’orecchio che ascolta dal guscio il sospiro di piacere, il bisbiglio del complotto tra complici, la voce della speranza in un ricominciare improbabile, ed interroga il lettore e lo coinvolge nell’avventura d’affrontare la vita.

Wed, Sep 20, 2017

Claudia

Ian McEwan, Nel guscio

Ho letto questo libro in poco tempo affascinata dalla vicenda intrigante e singolarmente inconsueta. Fin dalle prime pagine la storia mostra la sua originalità, esortando il lettore a proseguire con curiosità e interesse, anche se l’autore in alcuni momenti si dilunga troppo in descrizioni che mettono in ombra gli avvenimenti che si stanno compiendo. Il nascituro, in preda alle sue nevrosi e precocemente bisognoso di analista, pur nell’ottica della metafora, a lungo andare è fastidioso, ma ha suscitato in me un’amara riflessione: purtroppo questa inquietudine rispecchia la realtà, in questo assurdo mondo in cui viviamo.

Wed, Aug 30, 2017

Mariacristina

The missing book club

Ogni romanzo ha bisogno di una lettrice, di un lettore. Un romanzo senza lettori è muto.
Per dirla nei termini della teoria della reader-response, il lettore collabora alla produzione di significato del testo. Ogni atto di lettura ricrea il testo. E chi legge ha sempre ragione.
Possiamo allora aspettarci tante versioni di un testo, tanti testi, quante sono le lettrici, quanti sono i lettori?
Non è questa una prospettiva vertiginosamente allettante?
"Each of us has a private Austen": così si apre The Jane Austen Book Club di K. Joy Fowler. In effetti le prime pagine del libro partono da questa idea per presentare le cinque donne e un uomo che si apprestano a formare il book club di Jane Austen.
La premessa è allettante; verrà mantenuta?
Riuscirò, riuscirà questa lettrice, a scoprire le diverse Jane Austen delle lettrici protagoniste?
O entrerà piuttosto nelle vite private (e provate) e nelle storie di Jocelyn, Sylvia, Allegra, Prudie, Bernadette Grigg? Riuscirà a capire che entrare nelle storie delle protagoniste è anche un modo di scoprire qualcosa in più su Jane Austen? Forse non ci riuscirà, forse troverà qualcos'altro: belle storie minime, frasi molto vere ("no one is busier than a high school teacher in May") o frasi che si vorrebbe poter discutere ("Already I have to remind myself to be happy. And you know, if it were the other way,[...] I wouldn't have to remind myself to be unhappy. I'd be unhappy for the rest of my life. Why should unhappiness be so much more powerful than happiness?"); spunti interessanti forniti alla fine del libro: non solo nella rassegna di giudizi critici su Jane Austen corredata di note (e tra questi, l'illuminante osservazione che "under the cover story, Austen always stimulates her readers "to supply what is not there") ma soprattutto nell'appendice che riporta in tre pagine le questions for discussion di ognuna/o dei membri del club. Tutte domande interessanti... perché non hanno avuto il tempo o il modo di farsele dal vivo?

Perché, a ben vedere, what is missing in the Jane Austen Book Club is the book club! Quello che manca in questo libro su un circolo di lettrici è il circolo di lettrici. Difficile immaginare serate più noiose di quelle cui si sottopongono nei mesi estivi le cinque donne e il povero Grigg. Forse solo nell'ultimo incontro si avvia una discussione degna di tale nome, ma siamo alla fine.
Perché? Forse perché è difficile che una discussione su un libro sia interessante quanto il libro? O forse perché c'è sempre qualcosa di incomunicabile nell'atto di lettura? "The great thing about books was the solidity of the written word. You might change and your reading might change as a result, but the book remained whatever it had always been. A good book was surprising the first time through, less so the second". Davvero?

Era questo che voleva dire K.J. Fowler? Farci vedere cosa succede quando si fa entrare Austen (o la letteratura) nella propria vita? Mostrare che tutti possiamo essere personaggi dei nostri libri? Personaggi nonostante l'autore? "There was something appealing in thinking of a character with a secret life that her author knew nothing about. [...] If Sylvia were a character in a book, that's the kind of character she'd want to be. But wouldn't".
Concluderò con la domanda che mi ha assillato per tutta la lettura del libro e che ancora non ha trovato risposta (per fortuna): who's 'we'? Chi è NOI? La voce narrante usa spessissimo il pronome di prima persona plurale (e non è un plurale maiestatis, né un plurale modestiae). Usa NOI quando si riferisce al book club. Ma chi scrive non si identifica con Jocelyn, né con Sylvia, né con Prudie, né con Allegra, né con Bernadette e neppure con Grigg. Allora? Si può dire NOI se non si può dire IO?

Sun, Aug 27, 2017

Mariacristina

C'è del marcio in Danimarca (ma la poesia ci salva)

C'è del marcio in Danimarca - c'è del marcio in gravidanza.
Una voce narrante molto colta, molto raffinata, molto adulta, molto saggia.
È quella di un non-ancora-bambino dall’identità migrante (è un maschio, scopriamo a un certo punto, proprio quando ci dice che potrebbe essere quello che sceglierà: maschio o femmina o tutti e due, nero o bianco, anche disabile all’occorrenza: "biology is not destiny after all”) e la sua voce ci viene dalla pancia di una non-ancora-mamma (il cui ultimo pensiero sembra quello di diventare mamma e che in tutto il libro passa al feto molto più alcol che sostanze nutritive). Un "narratore interno", insomma, è proprio il caso di dirlo.
Questo non-ancora mi fa invidia: sa un sacco di cose, è un discreto esperto di vini (bianchi) che assapora attraverso la placenta, di metrica (il suo papà è un poeta in fondo), cita Hobbes e Virgilio (sunt lacrimae rerum ,…) si preoccupa per lo stato del Mondo. Come fa? È che ascolta ascolta tanto: i discorsi degli adulti e la BBC… Ah la Radio!!!
Mostruosa intelligenza-memoria uditiva. Ha ascoltato così tanto, sentito (al tatto) così tanto che ci fa anche ‘vedere’ quello che lui non può vedere. Anche se a tratti sembra vedere anche troppo e sconfinare nel territorio del narratore onnisciente… Questo a tratti mi infastidisce, ma decido comunque di credere a questa voce fetale: in fondo è vero -penso- che nei primi minuti di vita il neonato è molto più simile a un vecchio che a un bambino con quegli occhi saggi e consapevoli e quei movimenti lenti delle mani che sembrano ancora nuotare nel liquido amniotico della Conoscenza Totale. Insomma, non farsi limitare dal realismo ha i suoi vantaggi ("Realism not a limiting factor. Cut the ropes. Set the mind free” dirà la voce in un momento cruciale della storia). MI faccio guidare, da questo novello Amleto costruito da Mc Ewan, dentro un marcio che di quello famoso della Danimarca conserva un’eco oltre che nella macabra vicenda, dai risvolti disperatamente edipici, anche nei nomi dei protagonisti: Trudy la non-ancora- mamma è la regina Gertrude, Claude è Claudius il re usurpatore non-ancora-zio fratello del non-amcora-papà John Cairncross (che tradotto suonerebbe un po’ come Giovanni della Croce sul tumulo - nomen omen). Mi lascio guidare da un soliloquio brillante, profondo e a volte esilarante che nei momenti migliori ricorda quello surreale sarcasticamente grossolano e 'materiale' di un beckettiano Molloy che annega in un solipsismo che si addice in modo particolare a un non-ancora, al feto parlante che tutti gli attori della storia semplicemente ignorano o meglio eludono.
Ma di cosa parla Nutshell? Di là dalla riscrittura shakespeariana, dal pallido noir claustrofobico londinese che mantiene grossomodo le unità aristoteliche di luogo di tempo e di azione, a me Nutshell ha parlato del potere magico e liberante della poesia. Non la poesia incarnata dal personaggio di Elodie (melody?) poetessa di civette che conta trimetri e tetrametri trocaici, e non a caso è definita un dattilo inaffidabile (untrustworthy dactyl: È-lo-die), o forse sì, anche quella, perché il ritmo è importante, il ritmo della lingua è il ritmo del cuore che batte e la civetta, "the fatal bellman” del Macbeth, è saggia e annuncia col suo grido che qualcuno sta morendo. La poesia delle scansioni ritmiche ma anche la Poesia che permea tutto, che è dappertutto, che dà un senso a tutto.
Insomma, c’è del marcio in questo mondo: ingiustizie globali lo avvolgono, la violenza lo abita, invece di ponti si costruiscono muri e il mare è una tomba per moltitudini di persone in fuga; ma anche nel marcio c'è sempre una poesia che ci salva, che ci ricorda il nostro essere uomini. Perché sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt (tradurre questo verso di Virgilio è una cattiveria: sono le lacrime delle cose - le cose piangono - e le vicende degli uomini toccano la mente). Perché nei momenti importanti c’è sempre una poesia: c’è un sonetto di Michael Drayton quando John saluta per l’ultima volta Trudy (Since there’s no help, come let us kiss and part) anche se Trudy dirà che non vuole mai più sentire una poesia in tutta la sua vita; c’è la splendida To his coy mistress di Andrew Marvell citata fra le righe mentre si parla di quel posto che è l’utero che non è poi così male; c’è un sonetto di Keats quando finalmente, il feto è scivolato giù da quel canale di Panama che è la vagina e guarda meravigliato e attonito l’asciugamano blu che lo accoglie nudo. Questo sonetto On first looking into Chapman's Homer parla della meraviglia meravigliosa, dell’epifania, che si dispiega davanti agli agli occhi di chi ‘guarda’ un’opera d’arte. È una poesia che parla della bellezza della poesia.
Ecco. Basta così. tempo di finire, o anzi per citare mc Ewan, tempo di finire le fini. To end the endings.

Wed, Aug 9, 2017

Laura Sacchetti

Carissime lettrici e lettori del Girasole del Montale.
Ricevo e allego qui di seguito la bella recensione di Laura Sacchetti su "Nel guscio".
(MCZ)

Recensione del libro di I.McEwan, “Nel guscio”

Sulla spiaggia di Marina di Campo all’Isola d’Elba, dove sto trascorrendo una parte delle vacanze, una tartaruga marina ha deposto le uova, e tutti stanno aspettando che le tartarughine nascano e raggiungano il mare. Si tratta di un evento eccezionale a detta degli esperti, che per questo hanno recintato il luogo e disposto una telecamera per riprendere la rottura dei gusci e la successiva processione, e anche per proteggerle da qualsiasi incidente o disturbo, da predatori, gabbiani, folaghe.

E’ qualcosa di semplice, primigenio: eppure, proprio per questo, la previsione incanta tutti i turisti e le persone del luogo, come quei prodigia che gli antichi storici di Roma elencavano all’inizio di ogni anno consolare; un prodigium non funesto però, ma portatore di gioia e di buona fortuna. Sembra c’entri anche la luna; cioè che quegli esserini minuscoli aspettino il momento più propizio per venire al mondo secondo la fasi e i misteriosi avvertimenti della natura.

Anche il protagonista del romanzo di McEwan “Nel guscio” deve nascere. E’ un’attesa non serena, perché al piccolo essere l’Autore attribuisce allegoricamente i pensieri, le emozioni, le riflessioni anche filosofiche di un adulto ben consapevole della vita e del mondo, alle prese con una situazione familiare torbida, con un ambiente fisico (la casa dove risiede la madre) disgustoso, invaso dalle immondizie e dal marciume. Anche queste sono allegorie (ma se uno pensa allo stato delle nostre città, e all’ambiente più in generale, nemmeno tanto): del degrado sociale che oggi viviamo, della volgarità e della banalizzazione materialistica anche dei rapporti umani più sacri e inviolabili, della corruzione che avvolge tutto e tutti, e che qualche volta fa davvero venire voglia di arrendersi, di pensare ad un isolamento eremitico come forma di protesta, o di difesa dell’humanitas. Ma l’allegoria non è mai fredda, non è mai rigida e schematica: c’è molta vita in questa Danimarca, c’è passione e lucidità (il rapporto con il testo shakespeariano in controluce è giocato in profondità e mai in maniera pretestuosa; la scrittura è complessa, ragionativa, ricca nel lessico, è insomma una gioia per chi cerca un sano antidoto alla piattezza uniforme e spersonalizzata del linguaggio digitale): l’allegoria, in virtù di questa passione, diventa semplice, elementare, capace anch’essa di incanto come le tartarughine che stiamo tutti aspettando. Perché alla fine il messaggio è lo stesso, ed è quello che ci manda la natura se sappiamo ascoltarla: se vogliamo provare a salvarci e a salvare il mondo dobbiamo nascere, sapendo che non è impresa esente da rischi, e che richiede coraggio e perseveranza perché dobbiamo farlo sempre, ogni giorno, affermare noi stessi e le nostre idee, i nostri sentimenti, essere segno di contraddizione rispetto al molto che non ci piace, anche rispetto all’immondizia che minaccia di soffocarci. Nascere, e aiutare a nascere, raccomandare la frattura del guscio, ricordare poi di nascere sempre ciascuno a propria volta; e custodire il cammino delle piccole tartarughe verso il grande mare.

Laura Sacchetti

Mon, Aug 7, 2017

Paola Mathis

Ben trovati a tutti ovunque voi siate! Come procede la lettura? Io mi sono riletta con piacere Amleto e il libro di McEwan. "Il guscio" sembra una trasposizione in chiave moderna della tragedia shakespeariana con la trovata originale del punto di vista del nascituro...le stesse le relazioni adulterine e incestuose, gli stessi i dilemmi del "figlio"... esserci o non esserci, agire per vendicare la morte del padre o autoassolversi e aspettare gli eventi passivamente? E che dire dell'atmosfera opprimente e claustrofobica dell'appartamento trascurato nella calura estiva londinese? Non ricorda in qualche modo il "marcio" in Danimarca?!
In ogni caso, ho preferito di gran lunga Amleto!

Sat, Aug 5, 2017

Paola Mathis

Farei qualche piccolo aggiustamento al testo introduttivo:
Idee e proposte per il circolo dei lettori del liceo Montale.
"Libri come ciliegie: uno tira l'altro! In dialogo con i classici".
La scelta per quest'estate è di partire dall’ultimo romanzo di Ian McEwan, Nutshell (ed. italiana Nel Guscio) che dialoga a distanza con la tragedia Amleto di W. Shakespeare, avviando un percorso di lettura di una novità editoriale e, contemporaneamente, di rilettura di un classico della letteratura mondiale.
Anche la proposta di lettura in lingua inglese segue lo stesso criterio: il romanzo di K. J. Fowler, The Jane Austen Book Club, racconta la storia di un circolo di lettrici (e un lettore...) che riscoprono i romanzi di Jane Austen perché "non c'è niente di meglio di Jane quando sei nei pasticci". Un modo per celebrare l'anniversario della morte della scrittrice inglese e la nascita del gruppo dei lettori del Liceo Montale!

Wed, Jun 7, 2017

Paola Mathis

Bene questi, ne possiamo aggiungere un altro appena pubblicato!

Mon, Jun 5, 2017

https://www.tricider.com/brainstorming/348b9c1IA6V